Una Giuditta reniana a Bagnara Calabra.

dipinto giuditta e oloferne chiesa bagnara clabra

C'è (o meglio dovrebbe esserci ancora, visto che la mia visita risale a tre anni fa) nella sacrestia della chiesa del Rosario a Bagnara Calabra (RC) una Giuditta e Oloferne (foto dell'autore - un recente ragguaglio è in D. Gioffrè, "Esperide", nn. 5/6, 2010, p. 51) che ha tutta l'aria di essere una copia piuttosto antica di una fortunata opera realizzata da Guido Reni intorno al 1625 oggi data in collezione privata a Ginevra, con scarse suggestioni caravaggesche, eccetto la figura di Oloferne (in effetti mi ero recato lì nella labile speranza di trovare qualche indizio sulla perduta Giuditta eseguita dal Merisi a Napoli nel 1607).

Un'altra versione fu schedata nel 1954 da Federico Zeri nel suo catalogo della Galleria Spada di Roma. Una copia di formato minore è stata venduta all'asta per 3.500 euro presso Christie's a Roma nel dicembre 2002, e un'ulteriore copia si troverebbe a Palazzo Blu a Pisa. L'attribuzione al Reni dell'originale sembrerebbe pacifica, esistendo anche uno studio cartaceo (già nella collezione del conte di Licester, Norfolk) per la testa dell'eroina biblica. Il viso di Giuditta richiama anche quello di Santa Caterina nel quadro del Reni oggi al Museo Diocesano di Albenga.

Non credo quindi vi sia spazio per un riferimento ad Artemisia Gentileschi (come da qualcuno proposto), se non che magari un pittore della sua cerchia potrebbe aver replicato il prototipo del Reni. In ogni caso, la tela calabra, che appare di discreta qualità, andrebbe pulita e magari restaurata, e non solo per farne rivivere le cromie e migliorarne la lettura, ma proprio per poter stabilire, con le dovute analisi tecniche, se si tratta di una semplice copia (e di che periodo) e non magari, chissà, di una replica autografa o condotta con l'intervento di collaboratori.

Al momento, in attesa del restauro, delle indagini e del ritrovamento di documenti chiarificatori sui suoi trascorsi, la dicitura più corretta sarebbe: anonimo secentesco, copia da Guido Reni.