L'Ecce Homo di Madrid: bello ma piccolo. E un po' di prudenza non guasta

Pochi giorni fa a Madrid, presso Ansorena, è stato messo all'asta per 1.500 euro (!) un Ecce Homo attribuito alla scuola del Ribera (cm 111 x 86, Madrid, collezione privata), ma subito ritirato perché da qualcuno intestato al Caravaggio, magari legandolo al quadro realizzato intorno al 1605 per Massimo Massimi. 

Ribadito che, oggidì, l'ammissione nel catalogo del Merisi è un processo che non si può esaurire su base solamente iconografica e che non è consentito bruciare le tappe, salvo in caso di manifesta concordanza tra elementi stilistici, archivistici e scientifici (si pensi alla Maddalena in estasi rinvenuta nel 2014, che ora ritengo un originale), mi limito qui a rilevare che per spodestare l'Ecce Homo del museo di Palazzo Bianco a Genova (autenticato da gran parte della critica) dall'abbinamento con la commissione Massimi e con il relativo biglietto scritto dal Caravaggio occorrerebbe che l'esemplare madrileno fosse più grande (e non più piccolo, come è) dell'esemplare genovese (cm 128 x 103), a meno che l'eventuale restauro (auspicabile viste le condizioni del manufatto e da condurre in parallelo con gli esami radiografici e dei pigmenti) non dimostri che la tela già in asta sia stata sensibilmente ridotta, allontanandosi da quei centimetri 177 x 127 dell'Incoronazione di spine di Prato (Collezione Intesa Sanpaolo), il quadro a cui doveva essere appaiato nella raccolta Massimi il nuovo pezzo richiesto e le cui dimensioni l'artista si era detto pronto, all'incirca ovviamente, a replicare (a meno che non ci si spinga ad affermare che pure la stessa citata Incoronazione non sia quella Massimi...). In assenza di indagini diagnostiche e con i riferimenti documentari che partono solo dall'Ottocento - prima sono teorici, chiamando in causa ipoteticamente gli esemplari napoletani del Lezcano (1631) o del viceré Castrillo (1657) - l'attribuzione pare ottimistica, specialmente se data per sicura, imperniandosi unicamente su aspetti formali, che tra l'altro, accanto a confronti intriganti, comprendono punti deboli, al limite del dissuasivo, come la "fiammella" sui rami di spine: la quale o è un'aggiunta apocrifa o il dipinto non è del Merisi. Detto questo, il quadro è molto bello e di indubbia allure caravaggesca, sicché merita attenzione e studi.