Botticelli: vi presento la vasariana Madonna di Montevarchi / Botticelli: I present to you Vasari's Montevarchi Altarpiece

Scrive Giorgio Vasari nelle sue celebri Vite (1550) che Botticelli “In San Francesco di Montevarchi fece la tavola dell’altar maggiore…”. Siccome l’opera non è mai stata riconosciuta dagli studiosi tra i dipinti noti ed è tradizionalmente considerata perduta (non potendo dubitare di una fonte autorevole come quella dello storico aretino), si può ben immaginare la mia sorpresa e la mia emozione quando ho avuto sotto gli occhi un dipinto, attualmente conservato in una collezione svizzera e inedito, raffigurante la Madonna col Bambino e un frate orante (tempera su tavola, cm 70 x 48, figura 1) sul cui retro vi è una targhetta che riporta l’attribuzione a Sandro Botticelli e l’appartenenza alla collezione Bartolini di Firenze, con provenienza dalla chiesa dei Francescani di Montevarchi (Arezzo): una tale provenienza è cruciale perché confermata da una ricerca svolta nel 1995 nei documenti della chiesa di San Francesco di Montevarchi (chiamata Sant’Andrea a Cennano in San Lodovico), dove risulta che il quadro rimase nel luogo per cui era stato eseguito fino al XVII secolo, quando la famiglia Bartolini la rilevò in cambio di alcune donazioni.

Già basterebbe questo solido collegamento per credere di aver finalmente rintracciato il dipinto smarrito di Botticelli (non essendo del tutto convincente la recente identificazione con l’Incoronazione della Vergine oggi a Villa La Quiete presso Firenze), ma con gioia e anche sollievo ho appreso che esso era in passato già stato esaminato da importanti studiosi, tra cui Stefano Bottari e, addirittura, Roberto Longhi, che, nelle loro perizie, non avevano esitato a fare il nome del sommo artista fiorentino stante la qualità del pezzo, di una bellezza cristallina (mi vengono in mente la figura di Maria, il panorama e l'architettura di un capolavoro giovanile, la Madonna col Bambino e angeli del Museo Capodimonte a Napoli, cfr. quanto ho scritto in Il Rinascimento nei Musei Italiani, Bologna, 2017, p. 79).  Il primo confessando che “credo non ci siano dubbi che la composizione, nella sua semplice e luminosa intonazione, deve essere attribuita a Sandro Botticelli”, proponendo un’esecuzione al 1482, quando l’artista era a Roma per affrescare la Cappella Sistina (e l’impronta romana si rifletterebbe nella veduta di Castel Sant’Angelo sul fondo, da cui il nome di Madonna di Castel Sant’Angelo che fa capolino sul verso della tavola), il secondo dichiarando che “i caratteri stilistici dell’opera convengono pienamente al Botticelli” e formulando dei confronti con la Madonna del padiglione dell’Ambrosiana di Milano (1493 ca), da cui una datazione nell’ultimo decennio del secolo (altri studiosi, come Kurt Steinbart e Carlo Hautmann, nel chiamare in causa il Botticelli, hanno notato richiami anche alla Madonna del Magnificat degli Uffizi, 1481 ca).

La cronologia al 1482 sarebbe consolidata da quanto Antonio Billi scrisse nel 1516 nel Petri Code (a Roma Botticelli “fecie più quadri di cose pichole”) e da quanto asserito dall’Anonimo Gaddiano, per il quale l’artista nella Città Eterna “fece tre affreschi e poi alcune opere (dipinte su tavola) che sono davvero splendide”, mentre quella tarda sarebbe rafforzata, secondo il parere dello stesso Longhi (1946), da un quadro che deriverebbe da questo, la Madonna col Bambino e san Giovannino (1490-95) allora in collezione Rockefeller di New York (poi passata a Tokyo e nel 2013 venduta a un’asta Christie’s per circa 10 milioni di dollari, figura 2), che parte della critica attribuisce a Botticelli in collaborazione con la bottega. Alla Madonna già Rockefeller aggiungerei anche la Madonna col Bambino e santa Caterina (o Nozze mistiche di santa Caterina) della collezione Bass di Miami Beach (1495 ca, opera di collaborazione o della bottega, figura 3), il frammento dell'Adorazione dei Magi già in collezione Simon a Berlino (1490-95, di bottega, figura 4) e in parte la Madonna col Bambino oggi al Metropolitan Museum di New York, opera di bottega. Contemplando questi dipinti si intuisce l’esistenza alla fonte di un prototipo interamente autografo, specie guardando il gruppo della Madonna con Gesù, dove la figura di quest’ultimo è praticamente identica, facendo presumere l’utilizzo di uno stesso cartone (ipotesi che trova riscontro in un’ulteriore versione segnalata presso Colnaghi di Londra, poi passata in collezione Esk), mentre le diverse versioni si distinguono iconograficamente dal prototipo oggi in Svizzera: la tavola di Miami Beach – che pure mantiene il loggiato sul fondo – per la presenza di santa Caterina al posto del frate francescano (indispensabile invece nell’originale già Bartolini vista la destinazione chiesastica indicata dal Vasari); la tavola già Rockefeller per la presenza, sempre al  posto del monaco, del piccolo Giovanni Battista; la variante del Metropolitan riprende invece dal prototipo la figura della Vergine e la veduta di Castel Sant’Angelo.

Questa ipotesi, infine, viene a mio avviso definitivamente corroborata dalla Sacra Famiglia e un re Magio (Cambridge, Fitzwilliam Museum, figura 5), parte di un cartone preparato da Botticelli per l'Adorazione dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi, depositi, 1500 ca, figura 6, particolare) da lui impostata e lasciata incompiuta.

I risultati degli esami scientifici effettuati nel 1996 sui materiali impiegati sono coerenti con l’assegnazione a Botticelli della Madonna di Montevarchi, tale sembra ora il nome più consono da dare a questo straordinario capolavoro, che qui si pubblica per la prima volta e che mi riprometto di presentare altrove con più dettagli (20 febbraio 2023).     

 

 

Giorgio Vasari writes in his famous Lives (1550) that Botticelli “made the panel of the high altar in San Francesco di Montevarchi...”. Since the work has never been recognized by scholars among the known paintings and is traditionally considered lost (not being able to doubt an authoritative source such as that of the historian from Arezzo), one can well imagine my surprise and my emotion when I made the acquainted with a painting, now conserved in a Swiss collection and unpublished, depicting the Madonna and Child and a praying friar (tempera on panel, 70 x 48 cm, photo 1) on the back of which there is a plate stating the attribution to Sandro Botticelli and belonging to the Bartolini collection in Florence, with provenance from the church of the Franciscans of Montevarchi (Arezzo): such a provenance is crucial because it is confirmed by research carried out in 1995 in the documents of the church of San Francesco di Montevarchi (called Sant’Andrea a Cennano in San Lodovico), where it appears that the painting remained in the place for which it had been carried out until the 17th century, when the Bartolini family took it over in exchange for some donations.

This solid connection would already be enough to believe that I have finally traced the lost painting by Botticelli (since the recent identification with the Coronation of the Virgin and Saints today at Villa La Quiete near Florence in not entirely convincing), but with joy and also relief I learned that it had already been examined in the past by important scholars, including Stefano Bottari and even Roberto Longhi, who, in their expertises, they had not hesitated to name the great Florentine artist given the quality of the piece, of crystalline beauty (the figure of Mary, the panorama and the architecture recall a youthful masterpiece, the Madonna with Child and angels of the Capodimonte Museum in Naples, see what i wrote in The Renaissance in Italian Museums, Bologna, 2017, p. 79). The first confessing that “I think there is no doubt that the composition, in its simple and luminous intonation, must be attributed to Sandro Botticelli”, proposing an execution in 1482, when the artist was in Rome to fresco the Sistine Chapel (and the Roman imprint would be reflected in the view of Castel Sant'Angelo on the background, hence the name of the Madonna of Castel Sant'Angelo peeping out on the back of the table), the second declaring that “the stylistic features of the work fully agree with the Botticelli” and formulating comparisons with the Madonna del padiglione of the Ambrosiana in Milan (about 1493), from which a dating in the last decade of the century (other scholars, such as Kurt Steinbart and Carlo Hautmann, in naming Botticelli, have also noted references to the Madonna del Magnificat of the Uffizi, about 1481).

The chronology to 1482 would be consolidated by what Antonio Billi wrote in 1516 in the Petri Code (in Rome Botticelli “fecie più quadri di cose pichole”) and by what is asserted by the Anonymous Gaddiano, for which the artist in the Eternal City “made three frescoes and then some works (painted on wood) that are truly splendid”, while the later one would be strengthened, according to the opinion of Longhi himself (1946), by a painting that derives from this, the Madonna with Child and San Giovannino (1490 - 95) formerly in the Rockefeller collection in New York (then moved to Tokyo and in 2013 sold at a Christie's auction for about 10 million dollars, photo 2), which some critics attribute to Botticelli in collaboration with the workshop.

To the former Rockefeller Madonna I would also add the Madonna and Child with Saint Catherine (or Mystical Marriage of Saint Catherine) from the Bass collection in Miami Beach (about 1495, collaborative or workshop work, photo 3), the fragment of Adoration of Shepherds formerly in Simon collection in Berlin (1490-95, workshop work, photo 4) and in part the Madonna and Child now in the Metropolitan Museum of New York, workshop work (photo 5). Contemplating these paintings, one senses the existence of an entirely autographed prototype at the source, especially looking at the group of the Madonna with Jesus, where the figure of the latter is practically identical, suggesting the use of the same cartoon (hypothesis which is in another version reported at Colnaghi in London, which later passed into the Esk collection), while the various versions differ iconographically from the prototype now in Switzerland: the Miami Beach table – which also retains the loggia at the back – due to the presence of saint Caterina in place of the franciscan friar (indispensable instead in the original already Bartolini given the church destination indicated by Vasari); the table formerly Rockefeller due to the presence, always in place of the monk, of the little John the Baptist; the variant of the Metropolitan instead takes from the prototype the figure of the Virgin and the view of Castel Sant'Angelo.

Finally, this scenario is,  in my opinion, definitively corroborated by the Holy Family and Magi (Cambridge, Fitzwilliam Museum, photo 5), part of a cartoon preparated by Botticelli for the Adoration of the Magi (Florence, Uffizi Gallery, deposit, about 1500, photo 6, detail) from he set and left unfinished.

The results of the scientific tests carried out in 1996 on the materials used are consistent with the assignment of the Montevarchi Madonna to Botticelli, this now seems to be the most appropriate name to give to this extraordinary masterpiece, which is being published here for the first time and which I intend to present elsewhere with more details (20 February 2023).